martedì 18 gennaio 2011

La Signora di Shanghai - Orson Welles in catene

"Un giorno, lungo le coste del Brasile, vidi l'oceano così pieno di sangue da sembrare quasi nero, mentre il sole tramontava in un cielo di fuoco. Ci ancorammo a Fortaleza, e alcuni di noi presero le lenze per pescare. Fui il primo ad afferrare qualcosa: era un pescecane, e poi ne venne un altro, e poi un altro ancora. In un momento, tutto il mare era pieno di pescicani, e ne venivano sempre altri, l'acqua ne era coperta. Quando il mio pescecane poté liberarsi dall'amo, aveva una larga ferita dalla quale perdeva sangue in abbondanza, e forse l'odore del sangue eccitò gli altri. Cominciarono a divorarsi fra di loro... e persino a mordere se stessi. Si sentiva nell'aria la follia del sangue che saliva fino a noi: un cupo alito di morte gravava tutt'intorno. Non ho visto mai cosa più orrenda, prima del picnic di questa sera... E badate bene, neanche uno dei pescecani di quel groviglio in furia sopravvisse."

Siamo nel 1947. Orson Welles, dopo il successo di Quarto Potere (1941) è considerato un regista talentuoso sempre pronto a stupire il suo pubblico, purtroppo Welles vive in prima persona le difficoltà e i pessimi rapporti tra regista e studios i quali vogliono sempre avere l'ultima parola sulle pellicole. Welles vuole lavorare liberamente, creare i suoi film senza tagli o censure. Quando inizia a pensare al film La Signora di Shanghai, ha in mente una pellicola lunga più di due ore, tuttavia gli studios lo costringeranno a fare un film della lunghezza di novanta minuti scarsi. Nonostante i pessimi rapporti creati, Welles riesce comunque a dirigere un film maestoso e importantissimo per il Cinema in generale.  
Il film è la storia del marinaio Michael O'Hara (Orson Welles) che salva la vita alla misteriosa e affascinante Elsa Bannister (Rita Hayworth all'epoca moglie di Welles) moglie del perfido avvocato Arthur Bannister. Da questo momento in poi la vita dei due personaggi si intreccerà in un vortice di passione, crimine e colpi di scena. 
Il personaggio di Welles è il personaggio dello stupido, dell'ingenuo, praticamente l'opposto del mitico Charles Foster Kane, che tanto lo aveva reso famoso. Il protagonista sin dall'inizio del film avverte lo spettatore sulla sua ingenuità e su quello che arriverà a fare per colpa della sua stupidità e di una donna.
Elsa Bannister, egregiamente interpretata da un'irriconoscibile Rita Hayworth per via del taglio dei capelli impostole dal marito, è invece l'emblema della donna doppiogiochista, che si fa vittima del povero marinaio e non solo di lui: con questo film Orson Welles trasforma un'attrice bellissima e angelica in una donna letale e assetata di sangue.

Il finale del film, a metà tra un incubo ad occhi aperti e un gioco di specchi, è uno dei più spettacolari e significativi nel cinema wellesiano e riscatta in parte una sceneggiatura in alcuni momenti troppo debole. La regia di Welles è come sempre perfetta: da incubo i primi piani dei protagonisti, che sembrano quasi diventare demoni, anzi pescecani, come dice lo stesso protagonista del film. 
Insomma, La Signora di Shanghai non è un film facile, non è un film immediato, necessita di un paio di visioni per essere compreso fino in fondo.
Tuttavia la bellezza e la bravura della Hayworth e il talento registico di Welles ci regalano una pellicola affascinante, misteriosa e senza tempo. 

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