lunedì 27 dicembre 2010

Blake Edwards, Mito Intramontabile

Il Kinetoscopio rende omaggio a Blake Edwards, regista statunitense scomparso in questi giorni, Edwards è giustamente considerato uno dei Maestri della Commedia, al pari di gente come Billy Wilder e Howard Hawks.
Dopo un inizio da regista per commedie musicali, Edwards dirige il celebre Colazione da Tiffany (1961), commedia romantica con un'immensa Audrey Hepburn. La pellicola conquisterà ben due Oscar (miglior canzone e miglior colonna sonora). 

Da segnalare anche il drammatico Il Giorno del Vino e delle Rose con un bravissimo Jack Lemmon, film del 1963 in cui i protagonisti sono una coppia di alcolisti. Anche in questo caso il regista dimostra di avere stoffa da vendere, riuscendo a creare un film intenso e molto coinvolgente. 
Uno dei film più importanti del regista resta però La Pantera Rosa (1963) con il tema composto da Henry Mancini (che ha collaborato come musicista in quasi tutti i film di Edwards). Nel film Peter Sellers è l'Ispettore Clouseau in uno dei ruoli che lo renderanno celebre per sempre nel mondo del Cinema. Il film è una buona dose di commedia e giallo, un mix vincente che avrà molti altri capitoli: durante la sua carriera da regista, Edwards dirigerà ben sette film sulla Pantera Rosa, l'ultimo dei quali è Il Figlio della Pantera Rosa, pellicola del 1993. Nel cast di questo ultimo capitolo c'è anche Roberto Benigni nei panni del figlio del celebre ispettore.
Nel 1965 Edwards riunisce il duo di A Qualcuno Piace Caldo (film di Billy Wilder), ovvero Jack Lemmon e Tony Curtis, per la brillante commedia La Grande Corsa.
Nel 1982 dirige la moglie e musa Julie Andrews (la celebre Mary Poppins), nella pellicola Victor Victoria film sull'ambiguità sessuale che viene considerato ancora oggi una delle commedie più interessanti del regista.
Negli ultimi anni Edwards ha diretto sempre meno film, la sua celebrità si deve alle commedie degli anni Sessanta e Settanta e alla collaborazione, durante gli anni Ottanta, con Julie Andrews. 

sabato 11 dicembre 2010

The Wall - Roger Waters in pellicola

Montreal, 6 Luglio 1977
Durante il tour mondiale dei Pink Floyd, Roger Waters, bassista e mente del gruppo inglese, sputa in faccia a un suo fan, colpevole di averlo provocato durante il concerto. Questo piccolo gesto, cambierà per sempre il volto di una band storica, questo piccolo gesto farà nascere un grandioso album che darà luce ad un ottimo film.
Ma torniamo a Waters e a quel 1977.
Resosi conto del gesto, Roger inizia lentamente a riflettere su quanto accaduto e sui motivi del suo gesto: Waters realizza che ormai si è costruito un muro, un muro che lo divide dai fan e anche dai membri del suo gruppo, sempre più in contrasto tra loro. Realizza che ormai la sua è la figura del "rocker-dittatore", amato e osannato da una folla immensa ma senza forma nè identità.
Queste e altre idee daranno vite al doppio album The Wall, uno dei tasselli della discografia colossale dei Pink Floyd.
Ma non è tutto qui: nella mente di Waters il doppio disco è solo una parte di un grandioso progetto che comprende anche un tour e un film.

Per il film Waters si rivolge ad Alan Parker, regista di Fuga di Mezzanotte e molto noto per le sue immagini crude. L'idea di Parker è quella di creare un vero e proprio film con animazioni curate da Gerald Scarfe, autore della grafica del disco. Per il ruolo del protagonista, dopo aver ricevuto il secco no di Waters, Parker si rivolge a Bob Geldolf, cantante dei Boomtown Rats. Il film viene girato in un mese e mezzo in un clima da un lato creativo e dall'altro molto nervoso, per via degli scontri tra le menti del film: Waters, Parker, Scarfe.
Nonostate un clima non certo stimolante il film fu pronto nel Maggio del 1982 per il Festival del Cinema di Cannes.
The Wall non è che la realizzazione in pellicola delle idee musicali di Roger Waters: il protagonista, la rockstar Pink, si trova in una camera di albergo e qui riflette sulla sua vita. Uno dei temi principali del film è la scomparsa del padre di Pink, morto durante la seconda guerra mondiale, il piccolo Pink viene quindi cresciuto dalla madre, una donna soffocante che cerca di ricoprire entrambi i ruoli del genitore, alienando sempre di più il figlioletto: per molti versi Pink è Roger Waters.
A scuola gli alunni sono vittime dei professori che cercano di educare al massimo gli alunni e di soffocare qualsiasi vena artistica o pensiero libero, infatti il professore bacchetta Pink per le sue libertà espressive; gli alunni della scuola vengono visti come carne da macello, in uno dei momenti più alti del film (con Another Brick in The Wall che fa da sottofondo musicale).
Cresciuto, il protagonista vede frantumarsi il suo matrimonio, dopo aver selvaggiamente distrutto una camera d'albergo e aver tentato il suicidio, Pink capisce che ormai si è costruito un muro attorno a tutto quello che lo circonda. Inizia quindi a cambiare anche il suo corpo depilandosi i peli del petto e le sopracciglia. Da rockstar diventa un dittatore, con la folla che lo acclama e ripete meccanicamente qualsiasi gesto egli faccia (ovvia citazione al movimento nazista).
La pellicola di Parker ha alcuni momenti davvero forti e tipici del suo Cinema: Pink che fa il bagno e si dimena in una piscina di sangue, Pink che si taglia le sopracciglia, gli sguardi assenti di un magnifico Geldolf. Le animazioni di Scarfe sono anche molto esplicite, in particolare in Goodbye Blue Sky dove la bandiera dell'Inghilterra diventa una croce di sangue, simbolo dei morti in guerra o durante Empty Spaces con la guerra sessuale tra alcuni fiori. Spettacolari poi le animazioni dei martelli che camminano per le strade. 


Uno dei difetti del film è l'eccessiva pesantezza, il film non è facile da seguire, anche per la regia di Parker che crea un film paranoico, folle, claustrofobico, forse esagerando. Il vocabolo guerra è quello più utilizzato per capire il film: il padre del protagonista è morto in guerra, Pink è in conflitto con la madre, la scuola, i fan, la società. 
The Wall, a distanza di trent'anni, resta comunque un capolavoro indiscusso sia musicale che filmico: sia il disco che il film riflettono gli stati d'animo della mente geniale di Roger Waters, rese ancora più affascinanti in questo magnifico film.

sabato 4 dicembre 2010

Arancia Meccanica - IL Film

Quando si apre un blog dedicato al Cinema non si può fare a meno di scrivere di alcuni capolavori che hanno reso ancora più affascinante il mondo del grande schermo. Arancia Meccanica è uno di questi film, un capolavoro di elevata statura, una pellicola modernissima ancora oggi, quasi quarant'anni dopo la sua uscita nelle sale cinematografiche.
Nel 1971, Stanley Kubrick, dopo aver letto il romanzo di Anthony Burgess decide di realizzare un film sul romanzo. L'operazione non è facile: il romanzo è molto complesso e molto difficile da leggere, essendo scritto in una maniera originale, ovvero in una lingua che prende largamente spunto dal Nadsat, slang inglese molto influenzato dal russo e usatissimo dagli studenti.
Kubrick riesce a trasformare questi dubbi che circondavano la sua idea nei punti di forza del film: la sceneggiatura, curata dallo stesso Kubrick, risulta essere praticamente perfetta. Il regista riesce a trasferire su pellicola le parole e le sensazioni che si avvertono leggendo il romanzo, il film contiene numerosissime frasi che hanno fatto la storia del Cinema, battute geniali in lingua Nadsat: ogni volta che si vede il film se ne scoprono di nuove, per questo occorre vedere e rivedere la pellicola.

La fotografia, curata da John Alcott, è minuziosa. Da questo punto di vista sembra che il film sia stato girato qualche anno fa. 
I costumi sono anch'essi molto curati: ogni personaggio del film veste in una determinata maniera. I drughi sono vestiti di bianco, colore riferito alla Morte e alla purezza. La madre di Alex, il protagonista, ha i capelli colorati di blu, il che ci fa pensare che probabilmente il film sia ambientato in un ipotetico futuro.
La regia, nemmeno a farlo apposta, è magnifica: Kubrick dirige il film con virtuosismi che aumentano ancora di più il valore di Arancia Meccanica. La cinepresa (rigorosamente a spalla) si muove dietro i personaggi, li circoda, li segue; il grandangolo invece esaspera le prospettive. I primi minuti di film mostrano subito l'altissimo livello registico del film. Numerosissimi i piani sequenza presenti nella pellicola.
La colonna sonora, famosissima, accompagna i numerosi momenti di violenza presenti nel film. Alex e i suoi amici drughi hanno un'insana passione verso la musica classica e in particolare verso Beethoven. La musica classica è fonte di ispirazione per le loro gesta, gesta violente, insane, malate, ma gesta di uomini liberi.
Proprio per questi suoi comportamenti Alex viene rinchiuso in prigione e qui subisce la 
Cura Ludovico, ovvero una soluzione che il Governo ha creato per ridurre drasticamente la violenza nell'essere umano. La Cura Ludovico trasforma gli individui: qualsiasi istinto violento viene annientato attraverso nausea e giramenti di testa. Questa soluzione però non rende più l'uomo libero. Egli diventa infatti una persona incapace di reagire e diviene addirittura vittima dello stesso sistema contro cui combatteva attivamente: importantissima in questo senso è la scena in cui Alex viene malmenato da alcuni poliziotti, i suoi ex amici diventati il braccio forte del Potere, che usa la loro violenza per seminare il terrore. 
Insomma se da un lato il Governo ha risolto il problema della violenza, dall'altro il nostro Alex non è più un uomo capace di esprimersi completamente: è un Uomo incompleto, a metà. Un Uomo così tenterebbe anche il suicidio, ed è quello che fa Alex.
Arancia Meccanica è anche una brillante fonte di domande e di riflessioni sul libero arbitrio e sul rapporto tra esso e la società. 
Un'altra questione riguarda il Potere, ovvero la sua capacità di penetrare fin dentro gli istinti umani. Fin dove può spingersi il Potere per far regnare l'ordine?
In questo senso il finale del film svela tutta l'incapacità dell'autorità, capace sì di modificare alcuni aspetti dell'individuo, ma assolutamente impotente nel toccare nel profondo l'anima di quest'ultimo.  
Queste sono solo alcune brevi riflessioni che un film come Arancia Meccanica scatena in chi vede questa pellicola, una pellicola profonda, basilare per chi ama il Cinema. 
In Arancia Meccanica c'è tutto quello che un film dovrebbe possedere: un cast meraviglioso (ottimo Malcolm McDowell), una sceneggiatura perfetta e carica di riflessioni, una colonna sonora da brividi (Beethoven, Rossini e addirittura Singin' In The Rain come non l'avete mai sentita) e un regista come Stanley Kubrick dietro la cinepresa.