martedì 25 gennaio 2011

Oscar 2011: Le Nominations

Queste le nominations agli Oscar 2011. Anche quest'anno l'Italia non sarà rappresentata da nessun film. Il Discorso del re ottiene ben 12 nominations e si candida come il film da battere. Seguono a ruota Inception di Christopher Nolan e The Social Network di David Fincher con 10 nominations. Da notare la candidatura di Trent Reznor, voce e anima dei Nine Inch Nails, per la miglior colonna sonora. Reznor, fresco vincitore del Golden Globe sempre la colonna sonora di The Social Network, punta ora anche all'Oscar: niente male per una rock star come lui.

Miglior film

Inception
Winter’s Bone
Toy Story 3
Black Swan
The Social Network
Il grinta
Il discorso del re
I ragazzi stanno bene
The fighter
127 hours

 
Miglior attrice non protagonista
Amy adams - The Fighter
Helena Bonham Carter - Il discorso del re
Melissa Leo - The fighter
Hailee Steinfeld – True Grit
Jacki Weaver - Animal Kingdom
 
Miglior attore protagonista
Jesse Eisenberg - The social network
Colin Firth – Il discorso del re
James Franco – 127 hours
Jeff Bridges - Il grinta
Javier Bardem – Biutiful
 
Miglior attore non protagonista
Christian Bale - The Fighter
John Hawkes - Winter’s Bone
Jeremy Renner - The Town
Mark Ruffalo - I ragazzi stanno bene
Geoffrey Rush - Il discorso del re
 
Miglior attrice protagonista
Natalie Portman - Black Swan
Jennifer Lawrence – Winter’s bone
Annette Bening - I ragazzi stanno bene
Michelle Williams – Blue Valentine
Nicole Kidman – Rabbit Hole
 
Miglior scenografia
Alice in Wonderland
Harry Potter e i doni della morte - parte I
Inception
Il Discorso del Re
Il grinta

 
Miglior fotografia
Black Swan
Inception
Il discorso del re
The Social Network
il grinta

 
Miglior costumi
Alice in Wonderland
Io Sono l'Amore
Il discorso del re
The Tempest
Il grinta
 

Miglior regia
Black Swan - Darren Aronofsky
The Fighter - David O. Russell
Il discorso del re - Tom Hooper
The Social Network - David Fincher
Il grinta - Joel Coen ed Ethan Coen
 
Miglior montaggio
Black Swan
The Fighter
The King’s Speech
127 Hours
The Social Network

 
Miglior film straniero
Biutiful – Mexico
Dogtooth – Greece
In a Better World – Denmark
Incendies – Canada
Outside the Law (Hors-la-loi) – Algeria
 
Miglior colonna sonora
How to Train Your Dragon (Paramount) John Powell
Inception (Warner Bros.) Hans Zimmer
Il discorso del re (The Weinstein Company) Alexandre Desplat
127 Hours (Fox Searchlight) A.R. Rahman
The Social Network (Sony Pictures Releasing) Trent Reznor and Atticus Ross
 
Miglior documentario
Exit through the Gift Shop (Producers Distribution Agency) Banksy and Jaimie D’Cruz A Paranoid Pictures Production
Gasland Josh Fox and Trish Adlesic A Gasland Production
Inside Job (Sony Pictures Classics) Charles Ferguson and Audrey Marrs A Representational Pictures Production
Restrepo (National Geographic Entertainment) Tim Hetherington and Sebastian Junger An Outpost Films Production
Waste Land Lucy Walker and Angus Aynsley (Arthouse Films) An Almega Projects Production
 
Miglior canzone originale
Coming Home da Country Strong (Sony Pictures Releasing (Screen Gems)) Music and Lyric by Tom Douglas, Troy Verges and Hillary Lindsey
I See the Light da Tangled (Walt Disney) Music by Alan Menken Lyric by Glenn Slater
If I Rise da 127 Hours (Fox Searchlight) Music by A.R. Rahman Lyric by Dido and Rollo Armstrong
We Belong Together da Toy Story 3 (Walt Disney) Music and Lyric by Randy Newman
 
Miglior cortometraggio
Killing in the Name Nominees to be determined A Moxie Firecracker Films Production
Poster Girl Nominees to be determined A Portrayal Films Production
Strangers No More Karen Goodman and Kirk Simon A Simon & Goodman Picture Company Production
Sun Come Up Jennifer Redfearn and Tim Metzger A Sun Come Up Production
The Warriors of Qiugang Ruby Yang and Thomas Lennon A Thomas Lennon Films Production
 
Miglior corto animato
Day & Night (Walt Disney) A Pixar Animation Studios Production Teddy Newton
The Gruffalo A Magic Light Pictures Production Jakob Schuh and Max Lang
Let’s Pollute A Geefwee Boedoe Production Geefwee Boedoe
The Lost Thing (Nick Batzias for Madman Entertainment) A Passion Pictures Australia Production Shaun Tan and Andrew Ruhemann
Madagascar, carnet de voyage (Madagascar, a Journey Diary) A Sacrebleu Production Bastien Dubois

Migliori effetti speciali

Alice in Wonderland (Walt Disney) Ken Ralston, David Schaub, Carey Villegas and Sean Phillips
Harry Potter e i doni della morte (Warner Bros.) Tim Burke, John Richardson, Christian Manz and Nicolas Aithadi
Hereafter (Warner Bros.) Michael Owens, Bryan Grill, Stephan Trojanski and Joe Farrell
Inception (Warner Bros.) Paul Franklin, Chris Corbould, Andrew Lockley and Peter Bebb
Iron Man 2 (Paramount and Marvel Entertainment, Distributed by Paramount) Janek Sirrs, Ben Snow, Ged Wright and Daniel Sudick
 
Miglior sonoro
Inception
Toy Story 3
Tron: Legacy
True Grit
Unstoppable

 
Migliori effetti sonori
Inception
Il discorso del re
Salt
The Social Network
True Grit

 
Miglior sceneggiatura non originale
127 Hours (Fox Searchlight), Screenplay by Danny Boyle & Simon Beaufoy
The Social Network (Sony Pictures Releasing), Screenplay by Aaron Sorkin
Toy Story 3 (Walt Disney), Screenplay by Michael Arndt. Story by John Lasseter, Andrew Stanton and Lee Unkrich
Il Grinta (Paramount), Written for the screen by Joel Coen & Ethan Coen
Winter’s Bone (Roadside Attractions), Adapted for the screen by Debra Granik & Anne Rosellini
 
Miglior sceneggiatura originale
Another Year (Sony Pictures Classics), Written by Mike Leigh
The Fighter (Paramount), Screenplay by Scott Silver and Paul Tamasy & Eric Johnson. Story by Keith Dorrington & Paul Tamasy & Eric Johnson
Inception (Warner Bros.), Written by Christopher Nolan
I ragazzi stanno bene (Focus Features), Written by Lisa Cholodenko & Stuart Blumberg
Il discorso del re (The Weinstein Company), Screenplay by David Seidler

martedì 18 gennaio 2011

La Signora di Shanghai - Orson Welles in catene

"Un giorno, lungo le coste del Brasile, vidi l'oceano così pieno di sangue da sembrare quasi nero, mentre il sole tramontava in un cielo di fuoco. Ci ancorammo a Fortaleza, e alcuni di noi presero le lenze per pescare. Fui il primo ad afferrare qualcosa: era un pescecane, e poi ne venne un altro, e poi un altro ancora. In un momento, tutto il mare era pieno di pescicani, e ne venivano sempre altri, l'acqua ne era coperta. Quando il mio pescecane poté liberarsi dall'amo, aveva una larga ferita dalla quale perdeva sangue in abbondanza, e forse l'odore del sangue eccitò gli altri. Cominciarono a divorarsi fra di loro... e persino a mordere se stessi. Si sentiva nell'aria la follia del sangue che saliva fino a noi: un cupo alito di morte gravava tutt'intorno. Non ho visto mai cosa più orrenda, prima del picnic di questa sera... E badate bene, neanche uno dei pescecani di quel groviglio in furia sopravvisse."

Siamo nel 1947. Orson Welles, dopo il successo di Quarto Potere (1941) è considerato un regista talentuoso sempre pronto a stupire il suo pubblico, purtroppo Welles vive in prima persona le difficoltà e i pessimi rapporti tra regista e studios i quali vogliono sempre avere l'ultima parola sulle pellicole. Welles vuole lavorare liberamente, creare i suoi film senza tagli o censure. Quando inizia a pensare al film La Signora di Shanghai, ha in mente una pellicola lunga più di due ore, tuttavia gli studios lo costringeranno a fare un film della lunghezza di novanta minuti scarsi. Nonostante i pessimi rapporti creati, Welles riesce comunque a dirigere un film maestoso e importantissimo per il Cinema in generale.  
Il film è la storia del marinaio Michael O'Hara (Orson Welles) che salva la vita alla misteriosa e affascinante Elsa Bannister (Rita Hayworth all'epoca moglie di Welles) moglie del perfido avvocato Arthur Bannister. Da questo momento in poi la vita dei due personaggi si intreccerà in un vortice di passione, crimine e colpi di scena. 
Il personaggio di Welles è il personaggio dello stupido, dell'ingenuo, praticamente l'opposto del mitico Charles Foster Kane, che tanto lo aveva reso famoso. Il protagonista sin dall'inizio del film avverte lo spettatore sulla sua ingenuità e su quello che arriverà a fare per colpa della sua stupidità e di una donna.
Elsa Bannister, egregiamente interpretata da un'irriconoscibile Rita Hayworth per via del taglio dei capelli impostole dal marito, è invece l'emblema della donna doppiogiochista, che si fa vittima del povero marinaio e non solo di lui: con questo film Orson Welles trasforma un'attrice bellissima e angelica in una donna letale e assetata di sangue.

Il finale del film, a metà tra un incubo ad occhi aperti e un gioco di specchi, è uno dei più spettacolari e significativi nel cinema wellesiano e riscatta in parte una sceneggiatura in alcuni momenti troppo debole. La regia di Welles è come sempre perfetta: da incubo i primi piani dei protagonisti, che sembrano quasi diventare demoni, anzi pescecani, come dice lo stesso protagonista del film. 
Insomma, La Signora di Shanghai non è un film facile, non è un film immediato, necessita di un paio di visioni per essere compreso fino in fondo.
Tuttavia la bellezza e la bravura della Hayworth e il talento registico di Welles ci regalano una pellicola affascinante, misteriosa e senza tempo. 

sabato 8 gennaio 2011

Ghosbusters, il mito continua

"Signor Sindaco, siamo qui perché un flusso di melma psicomagneterica di immense proporzioni sta montando sotto la città."


Nel 1984 al regista Ivan Reitman viene affidato il film Ghostbusters - Acchiappafantasmi, una pellicola su quattro cacciatori di fantasmi. La sceneggiatura del film è curata da Dan Aykroyd e Harold Ramis che nel film sono i due scienziati Ray e Egon. Nel cast ci sono anche Bill Murray (Peter) e Ernie Hudson (Winston). Tutti questi attori hanno in comune il fatto di aver lavorato al Saturday Night Live tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. L'idea di base era quella di coinvolgere anche Eddie Murphy e John Belushi, ma gli impegni del primo e la morte prematura del secondo complicarono le cose. 
Ghostbusters - Acchiappafantasmi è un ottimo mix di fantascienza, humor e horror, il grande successo del film si deve ad un grande Bill Murray (e al suo personaggio cinico e ironico) e a un ottima sceneggiatura che vede la presenza di fantasmi nella città di New York. Un gruppo di scienziati decide di studiare questi fenomeni e trova un modo per catturarli. La loro missione più impegnativa sarà quella di sconfiggere la divinità Goozer, una specie di dio sumero di 6000 anni fa. Questa divinità si impossessa di Dana (Sigourney Weaver) e del suo vicino di casa Louis (il grandissimo Rick Moranis).
Toccherà ai quattro acchiappafantasmi risolvere la situazione.


Il film è ormai diventato un classico dei film di fantascienza, un piccolo capolavoro che ha distanza di quasi trent'anni non ha perso il suo tocco magico e che ha dato vita anche ad una serie animata.
Qualche anno più tardi, visto l'immenso successo del primo episodio, il duo Aykroyd-Ramis scrive la sceneggiatura per un secondo capitolo. A distanza di cinque anni dai fatti raccontati nel primo capitolo, i quattro hanno preso strade diverse, dopo il fallimento del loro lavoro. Ritorneranno assieme quando casualmente scopriranno che nelle fogne della città si sta creando un magma negativo che rischia di far esplodere New York. Il magma è una concentrazione della rabbia che la città ha accumulato nel corso dei decenni. Anche questa volta i quattro avranno a che fare con Dana, minacciata da un un tiranno carpatico del XVI secolo che vuole rapirle il figlioletto e che guida questo fiume di melma.



Questo secondo capitolo non è avaro di momenti ironici, ancora una volta il merito è dovuto a Bill Murray, con alcune battute improvvisate davvero degne di nota. Anche Rick Moranis riesce a far sorridere con il suo personaggio goffo e simpatico, egregiamente doppiato da Oreste Lionello
Negli ultimi anni si è iniziato a parlare di un nuovo capitolo, ancora non è chiaro se avremo un film oppure un terzo capitolo in versione animata.
Per ora non possiamo che goderci questi primi due film, eccellenti lavori che fanno sorridere e rabbrividire ancora oggi.

domenica 2 gennaio 2011

Cinema Natalizio - Una Poltrona per Due

Uno dei film più trasmessi durante il periodo natalizio è senza ombra di dubbio Una Poltrona per Due, commedia natalizia del 1983 diretta da John Landis. Il film è la classica commedia a lieto fine ambientata a Philadelphia tra il Natale e il Capodanno. Protagonista della vicenda è Louis Winthorpe III (Dan Aykroyd) un agente di cambio di beni di consumo (detto anche broker) che viene coinvolto a sua insaputa in un esperimento guidato dai proprietari della Duke & Duke, ovvero Mortimer e Randolph Duke. 
L'esperimento consiste nello scambiare la vita di Louis con quella di Billie Ray Valentine (uno strepitoso Eddie Murphy), un barbone che si finge senza gambe per ottenere qualche spicciolo. 
Nel giro di qualche ora Billie Ray entra a far parte della Duke & Duke, vivendo nella casa di Louis, con quello che una volta era il suo maggiordomo. Louis invece viene incastrato per un giro di droga e perde tutto, finendo in mezzo alla strada, tra tossici e prostitute. Una di loro Ophelia (Jamie Lee Curtis) si offre di aiutarlo, essendo l'unica persona che crede alla sua storia. 
Ben presto però Billie Ray scopre il trucchetto che si cela dietro la sua inaspettata fortuna: assieme a Louis decidono di vendicarsi del colpo inferto dai fratelli Duke.
Una Poltrona per Due è una commedia piacevole, ottime le interpretazioni degli attori (fra tutti Murphy ha una marcia in più). Buona la regia di Landis in stato di grazia che dirige un film interessante che è diventato un Cult a tutti gli effetti. 

Il film ha avuto una nomination agli Oscar del 1984 con la migliore colonna sonora, ha inoltre avuto due nomination ai Golden Globe e ha vinto due BAFTA. 

lunedì 27 dicembre 2010

Blake Edwards, Mito Intramontabile

Il Kinetoscopio rende omaggio a Blake Edwards, regista statunitense scomparso in questi giorni, Edwards è giustamente considerato uno dei Maestri della Commedia, al pari di gente come Billy Wilder e Howard Hawks.
Dopo un inizio da regista per commedie musicali, Edwards dirige il celebre Colazione da Tiffany (1961), commedia romantica con un'immensa Audrey Hepburn. La pellicola conquisterà ben due Oscar (miglior canzone e miglior colonna sonora). 

Da segnalare anche il drammatico Il Giorno del Vino e delle Rose con un bravissimo Jack Lemmon, film del 1963 in cui i protagonisti sono una coppia di alcolisti. Anche in questo caso il regista dimostra di avere stoffa da vendere, riuscendo a creare un film intenso e molto coinvolgente. 
Uno dei film più importanti del regista resta però La Pantera Rosa (1963) con il tema composto da Henry Mancini (che ha collaborato come musicista in quasi tutti i film di Edwards). Nel film Peter Sellers è l'Ispettore Clouseau in uno dei ruoli che lo renderanno celebre per sempre nel mondo del Cinema. Il film è una buona dose di commedia e giallo, un mix vincente che avrà molti altri capitoli: durante la sua carriera da regista, Edwards dirigerà ben sette film sulla Pantera Rosa, l'ultimo dei quali è Il Figlio della Pantera Rosa, pellicola del 1993. Nel cast di questo ultimo capitolo c'è anche Roberto Benigni nei panni del figlio del celebre ispettore.
Nel 1965 Edwards riunisce il duo di A Qualcuno Piace Caldo (film di Billy Wilder), ovvero Jack Lemmon e Tony Curtis, per la brillante commedia La Grande Corsa.
Nel 1982 dirige la moglie e musa Julie Andrews (la celebre Mary Poppins), nella pellicola Victor Victoria film sull'ambiguità sessuale che viene considerato ancora oggi una delle commedie più interessanti del regista.
Negli ultimi anni Edwards ha diretto sempre meno film, la sua celebrità si deve alle commedie degli anni Sessanta e Settanta e alla collaborazione, durante gli anni Ottanta, con Julie Andrews. 

sabato 11 dicembre 2010

The Wall - Roger Waters in pellicola

Montreal, 6 Luglio 1977
Durante il tour mondiale dei Pink Floyd, Roger Waters, bassista e mente del gruppo inglese, sputa in faccia a un suo fan, colpevole di averlo provocato durante il concerto. Questo piccolo gesto, cambierà per sempre il volto di una band storica, questo piccolo gesto farà nascere un grandioso album che darà luce ad un ottimo film.
Ma torniamo a Waters e a quel 1977.
Resosi conto del gesto, Roger inizia lentamente a riflettere su quanto accaduto e sui motivi del suo gesto: Waters realizza che ormai si è costruito un muro, un muro che lo divide dai fan e anche dai membri del suo gruppo, sempre più in contrasto tra loro. Realizza che ormai la sua è la figura del "rocker-dittatore", amato e osannato da una folla immensa ma senza forma nè identità.
Queste e altre idee daranno vite al doppio album The Wall, uno dei tasselli della discografia colossale dei Pink Floyd.
Ma non è tutto qui: nella mente di Waters il doppio disco è solo una parte di un grandioso progetto che comprende anche un tour e un film.

Per il film Waters si rivolge ad Alan Parker, regista di Fuga di Mezzanotte e molto noto per le sue immagini crude. L'idea di Parker è quella di creare un vero e proprio film con animazioni curate da Gerald Scarfe, autore della grafica del disco. Per il ruolo del protagonista, dopo aver ricevuto il secco no di Waters, Parker si rivolge a Bob Geldolf, cantante dei Boomtown Rats. Il film viene girato in un mese e mezzo in un clima da un lato creativo e dall'altro molto nervoso, per via degli scontri tra le menti del film: Waters, Parker, Scarfe.
Nonostate un clima non certo stimolante il film fu pronto nel Maggio del 1982 per il Festival del Cinema di Cannes.
The Wall non è che la realizzazione in pellicola delle idee musicali di Roger Waters: il protagonista, la rockstar Pink, si trova in una camera di albergo e qui riflette sulla sua vita. Uno dei temi principali del film è la scomparsa del padre di Pink, morto durante la seconda guerra mondiale, il piccolo Pink viene quindi cresciuto dalla madre, una donna soffocante che cerca di ricoprire entrambi i ruoli del genitore, alienando sempre di più il figlioletto: per molti versi Pink è Roger Waters.
A scuola gli alunni sono vittime dei professori che cercano di educare al massimo gli alunni e di soffocare qualsiasi vena artistica o pensiero libero, infatti il professore bacchetta Pink per le sue libertà espressive; gli alunni della scuola vengono visti come carne da macello, in uno dei momenti più alti del film (con Another Brick in The Wall che fa da sottofondo musicale).
Cresciuto, il protagonista vede frantumarsi il suo matrimonio, dopo aver selvaggiamente distrutto una camera d'albergo e aver tentato il suicidio, Pink capisce che ormai si è costruito un muro attorno a tutto quello che lo circonda. Inizia quindi a cambiare anche il suo corpo depilandosi i peli del petto e le sopracciglia. Da rockstar diventa un dittatore, con la folla che lo acclama e ripete meccanicamente qualsiasi gesto egli faccia (ovvia citazione al movimento nazista).
La pellicola di Parker ha alcuni momenti davvero forti e tipici del suo Cinema: Pink che fa il bagno e si dimena in una piscina di sangue, Pink che si taglia le sopracciglia, gli sguardi assenti di un magnifico Geldolf. Le animazioni di Scarfe sono anche molto esplicite, in particolare in Goodbye Blue Sky dove la bandiera dell'Inghilterra diventa una croce di sangue, simbolo dei morti in guerra o durante Empty Spaces con la guerra sessuale tra alcuni fiori. Spettacolari poi le animazioni dei martelli che camminano per le strade. 


Uno dei difetti del film è l'eccessiva pesantezza, il film non è facile da seguire, anche per la regia di Parker che crea un film paranoico, folle, claustrofobico, forse esagerando. Il vocabolo guerra è quello più utilizzato per capire il film: il padre del protagonista è morto in guerra, Pink è in conflitto con la madre, la scuola, i fan, la società. 
The Wall, a distanza di trent'anni, resta comunque un capolavoro indiscusso sia musicale che filmico: sia il disco che il film riflettono gli stati d'animo della mente geniale di Roger Waters, rese ancora più affascinanti in questo magnifico film.

sabato 4 dicembre 2010

Arancia Meccanica - IL Film

Quando si apre un blog dedicato al Cinema non si può fare a meno di scrivere di alcuni capolavori che hanno reso ancora più affascinante il mondo del grande schermo. Arancia Meccanica è uno di questi film, un capolavoro di elevata statura, una pellicola modernissima ancora oggi, quasi quarant'anni dopo la sua uscita nelle sale cinematografiche.
Nel 1971, Stanley Kubrick, dopo aver letto il romanzo di Anthony Burgess decide di realizzare un film sul romanzo. L'operazione non è facile: il romanzo è molto complesso e molto difficile da leggere, essendo scritto in una maniera originale, ovvero in una lingua che prende largamente spunto dal Nadsat, slang inglese molto influenzato dal russo e usatissimo dagli studenti.
Kubrick riesce a trasformare questi dubbi che circondavano la sua idea nei punti di forza del film: la sceneggiatura, curata dallo stesso Kubrick, risulta essere praticamente perfetta. Il regista riesce a trasferire su pellicola le parole e le sensazioni che si avvertono leggendo il romanzo, il film contiene numerosissime frasi che hanno fatto la storia del Cinema, battute geniali in lingua Nadsat: ogni volta che si vede il film se ne scoprono di nuove, per questo occorre vedere e rivedere la pellicola.

La fotografia, curata da John Alcott, è minuziosa. Da questo punto di vista sembra che il film sia stato girato qualche anno fa. 
I costumi sono anch'essi molto curati: ogni personaggio del film veste in una determinata maniera. I drughi sono vestiti di bianco, colore riferito alla Morte e alla purezza. La madre di Alex, il protagonista, ha i capelli colorati di blu, il che ci fa pensare che probabilmente il film sia ambientato in un ipotetico futuro.
La regia, nemmeno a farlo apposta, è magnifica: Kubrick dirige il film con virtuosismi che aumentano ancora di più il valore di Arancia Meccanica. La cinepresa (rigorosamente a spalla) si muove dietro i personaggi, li circoda, li segue; il grandangolo invece esaspera le prospettive. I primi minuti di film mostrano subito l'altissimo livello registico del film. Numerosissimi i piani sequenza presenti nella pellicola.
La colonna sonora, famosissima, accompagna i numerosi momenti di violenza presenti nel film. Alex e i suoi amici drughi hanno un'insana passione verso la musica classica e in particolare verso Beethoven. La musica classica è fonte di ispirazione per le loro gesta, gesta violente, insane, malate, ma gesta di uomini liberi.
Proprio per questi suoi comportamenti Alex viene rinchiuso in prigione e qui subisce la 
Cura Ludovico, ovvero una soluzione che il Governo ha creato per ridurre drasticamente la violenza nell'essere umano. La Cura Ludovico trasforma gli individui: qualsiasi istinto violento viene annientato attraverso nausea e giramenti di testa. Questa soluzione però non rende più l'uomo libero. Egli diventa infatti una persona incapace di reagire e diviene addirittura vittima dello stesso sistema contro cui combatteva attivamente: importantissima in questo senso è la scena in cui Alex viene malmenato da alcuni poliziotti, i suoi ex amici diventati il braccio forte del Potere, che usa la loro violenza per seminare il terrore. 
Insomma se da un lato il Governo ha risolto il problema della violenza, dall'altro il nostro Alex non è più un uomo capace di esprimersi completamente: è un Uomo incompleto, a metà. Un Uomo così tenterebbe anche il suicidio, ed è quello che fa Alex.
Arancia Meccanica è anche una brillante fonte di domande e di riflessioni sul libero arbitrio e sul rapporto tra esso e la società. 
Un'altra questione riguarda il Potere, ovvero la sua capacità di penetrare fin dentro gli istinti umani. Fin dove può spingersi il Potere per far regnare l'ordine?
In questo senso il finale del film svela tutta l'incapacità dell'autorità, capace sì di modificare alcuni aspetti dell'individuo, ma assolutamente impotente nel toccare nel profondo l'anima di quest'ultimo.  
Queste sono solo alcune brevi riflessioni che un film come Arancia Meccanica scatena in chi vede questa pellicola, una pellicola profonda, basilare per chi ama il Cinema. 
In Arancia Meccanica c'è tutto quello che un film dovrebbe possedere: un cast meraviglioso (ottimo Malcolm McDowell), una sceneggiatura perfetta e carica di riflessioni, una colonna sonora da brividi (Beethoven, Rossini e addirittura Singin' In The Rain come non l'avete mai sentita) e un regista come Stanley Kubrick dietro la cinepresa.